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"Quei Sig.ri di Piombino seguitano a tenere vive le pratiche per un'unione, oggi ho riveduto il Comm.re Vegni. Mi pare di capire che avrebbero piacere ad un'unione con la Banca anche senza San Giovanni. Negli affari bisogna trarre partito di tutto e nelle presenti circostanze ci potrebbe essere il germe di una brillante operazione per la Banca. Supponiamo che effettivamente il Langer trovi dei compratori disposti a pagare un buon prezzo San Giovanni e Castelnuovo. La Banca si ritirava quell'affare, riscuote i suoi crediti verso la società e fa un utile sulle azioni della medesima. Per abbandonare subito la ferriera, rinunciando al contratto di stiratura vigente, si fa dare un'indennità. Poi facciamo la fusione con Piombino e ci trasportiamo tutti i nostri materiali vecchi. C'è da guadagnarsi delle somme enormi, anche più che a San Giovanni poiché le rotaie ci vengono per mare e ci costeranno meno rese a Piombino che rese a San Giovanni. D'altra parte vediamo la situazione dei nuovi compratori. Entrano in quell'affare senza avere provviste di vecchi materiali e dovranno comprare a ben caro prezzo quelli di cui avranno bisogno per mantenere attiva la ferriera. Per me è cosa certa che ci faranno perdite considerevoli e poi per un certo tempo, almeno, non potranno evitare di avere il Langer alla testa dei loro affari e questo solo fatto vorrà a [...] loro non pochi denari. [...] Chi sa se fra qualche tempo, quando saranno stanchi di perdere non si troverà un'occasione favorevole per ricomprare la cava e la ferriera a bassissimo prezzo. [...] Ma in quel tempo si può con tutto comodo organizzare Piombino in modo da non temere più alcuna concorrenza".