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"Oggi il Signore Monetti ha veduto l'Ingegnere Dainelli che è tornato ad entrare nell'argomento di una fusione di Piombino con San Giovanni. [...] Ora toccava a quei Signori di Piombino di muoversi. Il Dainelli [...] disse che se l'ultima volta non si era concluso nulla tre erano state le cause: 1° Era parso al Conte Bastogi che la Banca volesse cambiare a totale suo favore le basi degli accordi [...]. 2° Pareva al Credito Mobiliare che la situazione della Banca fosse troppo precaria riguardo a San Giovanni, che non era in possesso della Banca. 3° Egli, Dainelli, ed il Commendatore Vegni stimavano che la Banca Generale si fosse impegnata troppo negli acquisti delle materie prime, che non sapesse fare il commercio, che fosse imprudente. [...] Il Monetti crede che egli [Dainelli] sia stanco della direzione di Piombino, spaventato delle conseguenze degli errori commessi e che non veda l'ora di cavarsela prima che tutti i nodi vengano al pettine."
"Si venga o no ad un accordo con Piombino bisogna purtroppo persuarderci, con l'esperienza del passato, che non potremo mai fare un assegnamento serio sulla ferriera di Corneto, a cagione del Bozza. Corneto può essere un'arma, temporaneamente, in mano della Banca, non mai una base seria della nostra industria".
Cose notevoli
rapporti con altre imprese - progetti di fusione
contratti d'affitto - ferriera di Corneto
Nome/i citato/i
Banca Generale; Bastogi, Pietro; Bozza, Jacopo; Cerasi, Antonio; Dainelli, Guido; Monetti, Domizio; Società Generale Credito Mobiliare Italiano; Società Stabilimento Metallurgico Piombino [azienda]; Vegni