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Fondo Credaro

Descrizione completa del Fondo

Il Fondo Credaro - costituito nel 2010 in seguito alla donazione degli eredi di Luigi Credaro alla Banca Popolare di Sondrio - si compone di una parte libraria e di una archivistica. Conserva documentazione appartenuta alla famiglia Credaro e in particolare a Luigi Credaro (1860-1939), il pedagogista, deputato e ministro a cui è intitolata la biblioteca.
La sezione libraria comprende circa un migliaio di monografie, riguardanti per lo più le discipline filosofiche e psico-pedagogiche, e altrettanti numeri di pubblicazioni periodiche, tra le quali si segnalano, per contenuto o consistenza, la raccolta della “Rivista pedagogica” (112 fascicoli degli anni compresi dal 1911 al 1938) e quelle de “La Valtellina” (oltre 500 numeri dal 1910 al 1916) e de “L’Adda” (150 numeri dal 1908 al 1912).
L’archivio documentario è costituito da scritti autografi di Luigi Credaro relativi ai suoi ruoli istituzionali di ministro, senatore e docente universitario, relazioni e schemi di lezioni, corrispondenza con personalità politiche e accademiche, materiali a stampa di atti parlamentari e volantini elettorali. Fanno parte di questa serie le onorificenze ricevute dal Ministro, fra le quali spicca la Legion d’Onore, conferita a Credaro dalla Repubblica francese nel 1913.
Completano il Fondo i carteggi tra Luigi Credaro e la moglie Elisa Paini (1863-1924), il fratello Stefano e il nipote Bruno (1893-1969). Di quest’ultimo, professore, preside e Provveditore agli Studi di Sondrio, si conservano le bozze dattiloscritte delle principali opere e, tra gli altri documenti autografi, un progetto di riforma della scuola primaria in provincia di Sondrio nell’immediato secondo dopoguerra.
L’archivio nel suo insieme è rappresentativo, oltre che dell’attività e delle opere di Luigi Credaro, anche della situazione storica, politica e sociale italiana e valtellinese del Novecento. Per tale motivo è stato dichiarato di notevole interesse dal Ministero per i Beni e le Attività culturali.

Credaro [famiglia]
Di umili condizioni, dedita all’agricoltura e al piccolo commercio di generi di prima necessità, la famiglia era insediata a Colda, frazione del comune di Sondrio in posizione un poco elevata a nord del capoluogo. La discendenza della famiglia a cui afferisce la documentazione del Fondo ha come primo esponente Stefano, intercettato nella genealogia all’altezza della prima metà del XIX secolo. Dei suoi tre figli - Bernardo, Andrea e Stefano - il secondo sposò Maria Baldini da cui ebbe sette figli, tra cui Luigi, futuro parlamentare e ministro, e Stefano. Le competenze di pratica agronomica da parte di Andrea, ma soprattutto la brillante carriera accademica e politica di Luigi segnano l’ascesa economica e sociale dell’intera famiglia. I sopra menzionati fratelli Luigi e Stefano sposarono due sorelle, rispettivamente Elisa e Caterina, appartenenti all’agiata famiglia Paini di Montagna in Valtellina i cui antenati in varie epoche strinsero legami di parentela con le più notabili discendenze valtellinesi (a ritroso nel tempo Lavizzari, Quadrio, Guicciardi, Piazzi, Besta, Parravicini). Alle sorelle-cognate si deve la presenza nel Fondo di un non trascurabile gruppo di carte della famiglia di origine. Luigi ed Elisa non ebbero figli, mentre dal matrimonio fra Stefano e Caterina nacquero Bianca (1899-1983), Bruno, Elisa Laura (1894-1971) e Nerina (1897-1977). Ada, Vera e Nella, figlie di Bruno, nonché Elisa Scapaccino, figlia di Nerina, si citano qui in quanto ultime proprietarie e custodi della documentazione del Fondo prima che questa fosse da loro donata alla Banca Popolare di Sondrio.
Credaro, Andrea
Nacque a Sondrio nel 1831. Semplice agricoltore, possedeva e coltivava vigne e alberi da frutto, ma soprattutto era dotato di singolari competenze come innestatore. Per questo selezionava e lavorava anche piante selvatiche, necessarie per le basi dei suoi innesti. Dal censimento del 1871 si apprende che “sapeva leggere e scrivere” e poté quindi annotare in forma di diario, per un certo numero di anni, le operazioni di innesto che svolgeva, in un primo tempo sulle viti e successivamente anche su meli, peri e peschi. In Valtellina e nell’Alto Lario, zone dove svolgeva i suoi lavori, realizzò quasi 27000 innesti in meno di 10 anni. Ebbe una notevole cultura botanica empirica, una vivissima curiosità per il nuovo e una illimitata attenzione per la natura e le sue manifestazioni. Nel 1871 partecipò alla “Esposizione artistica industriale ed agricola” indetta dall’Accademia Raffaello a Urbino, dove conseguì il brevetto di premio e la medaglia “per l’amore che porta all’industria” come recita il comunicato ufficiale di trasmissione del riconoscimento. Nel settembre 1884 - su iniziativa e con il sostegno di funzionari provinciali e alcuni maggiorenti locali - fu a Torino a un’esposizione di prodotti agricoli, per la quale inviò materiale dimostrativo di innesti di viti di venti qualità di uva e di alcune pesche. Nel 1878 fu nominato dal Prefetto di Sondrio membro della Commissione ampelografica provinciale per il controllo delle viti americane esistenti tra le coltivazioni e l’individuazione tra di esse di quelle resistenti alla fillossera che all’epoca affliggeva la viticoltura valtellinese. Appartenne alla Compagnia dell’Ordine dei Francescani, di cui fu membro zelante e devoto. Morì a soli 57 anni, il 15 maggio 1888.
Credaro, Luigi
Figlio di Andrea. Nacque il 15 gennaio 1860 a Colda, frazione di Sondrio, terzo di sette fratelli. Grazie alle sue notevoli capacità e alla sua grande forza di volontà poté proseguire gli studi, nonostante le difficoltà economiche in cui versava la famiglia. Si iscrisse al Liceo Ginnasio “G. Piazzi” di Sondrio e quindi alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pavia, allievo di Carlo Cantoni. Laureatosi nel 1883, insegnò prima al liceo di Fano e successivamente in quello di Sondrio. Tra il 1887 e il 1888, insieme alla moglie Elisa Paini, trascorse un anno a Lipsia, dove nella locale università si accostò agli studi pedagogici herbartiani grazie a una borsa di studio offertagli dalla Fondazione Collegio Ghislieri. Tornato in Italia, nel 1889 fu nominato docente di Storia della filosofia all’Università di Pavia e nel 1902 ottenne il trasferimento all’Università “La Sapienza” di Roma, dove gli fu assegnata la cattedra di Pedagogia. Fortemente anti-idealistico, il suo pensiero pedagogico si intrecciò strettamente con la sua attività di insegnamento e col suo impegno sociale e politico, terreni sui quali lo studioso verificava le proprie teorie e dai quali traeva elementi di approfondimento e di messa a punto teorica. Nel 1895 fu eletto deputato nelle file del partito radicale, carica nella quale fu riconfermato fino al 1919, quando fu nominato Senatore del Regno. Nel suo ruolo di Parlamentare fu sempre molto attento ad alcuni fondamentali problemi della propria terra d’origine: il rimboschimento, la pastorizia, la questione doganale, l'allevamento bovino, la viabilità, l’edilizia scolastica e l’associazionismo dei contadini. Il suo impegno politico a livello locale si esplicò anche a Pavia, dove nel giugno 1899 fu eletto al Consiglio comunale; come Assessore alla Pubblica Istruzione nel 1900 istituì la refezione scolastica. Attento sostenitore della necessità di migliorare le condizioni economiche e la preparazione culturale degli insegnanti elementari, nel 1901 contribuì alla nascita dell’Unione Magistrale Nazionale e nel 1904 fondò la Scuola Pedagogica, a cui seguì nel 1907 la “Rivista Pedagogica”, periodico che diresse quasi ininterrottamente con la preziosa e instancabile collaborazione della moglie. Dopo essere stato Sottosegretario alla Pubblica Istruzione (1906), nel 1910 fu chiamato da Luigi Luzzatti a sostituire Edoardo Dàneo come di Ministro dello stesso dicastero, ruolo che mantenne fino al 1914 anche sotto il governo di Giovanni Giolitti. Insieme a Dàneo, nel 1911, firmò l’importante riforma scolastica che prevedeva la statalizzazione delle scuole elementari nei comuni non capoluogo di provincia e poneva così le basi per un moderno sistema di istruzione, dando un impulso decisivo all’attuazione dell’obbligo scolastico e alla lotta all’analfabetismo. Nel ’19, in qualità di Commissario generale civile per la Venezia Tridentina, ebbe il difficile compito di gestire e accompagnare il delicato processo di integrazione delle popolazioni dell’Alto Adige all’indomani della Grande Guerra. Destituito dall’incarico ad opera del Fascismo, si oppose al regime e lasciò le cariche politiche per dedicarsi esclusivamente alla ricerca e all’attività accademica, che terminò nel 1935 quando fu collocato a riposo per raggiunti limiti di età. Morì a Roma il 15 febbraio 1939. Tra le sue opere si ricordano Lo scetticismo degli Accademici (1889-1893), La pedagogia di G.F. Herbart (1900), Dizionario illustrato di pedagogia (1892-1903), curato insieme ad Antonio Martinazzoli, Alfonso Testa e i primordi del kantismo in Italia (1913), oltre a numerosissimi articoli di filosofia e pedagogia.
Paini, Elisa
Moglie di Luigi Credaro. Nacque a Montagna in Valtellina il 25 gennaio 1863. Avviata agli studi magistrali, mancando un Istituto di questo indirizzo in Provincia di Sondrio, frequentò la Scuola Magistrale ambulante (che in quegli anni aveva sede a Ponte in Valtellina) e nel 1879 si diplomò a Sondrio nella Regia Scuola Normale, risultando la prima assoluta. Fino all’81 fu quindi alunna della Scuola Normale presso il Collegio di S. Chiara in Como, ove conseguì la patente magistrale superiore. Dopo un biennio di insegnamento a Tresivio, a 21 anni sposò nel 1884 Luigi Credaro, divenendone impareggiabile collaboratrice. Fu con lui a Lipsia durante il periodo di perfezionamento presso quell'Università, lo seguì nella brillante carriera accademica da Pavia a Roma, lo affiancò come segretaria nell’opera dell’Unione Nazionale Magistrale, lo sostenne nelle fatiche della vita politica. Fece parte di Commissioni di vigilanza per le scuole del Comune di Roma e collaborò con E. Chiaraviglio Giolitti e altre gentildonne a iniziative filantropiche e di educazione popolare nella Capitale. Tradusse Psychologie et Morale appliquées a l’éducation (1907), opera del pedagogista francese F. Alengry, pubblicata da Paravia nel 1915 con il titolo L’educazione su le basi della psicologia e della morale, testo che raggiunse il 15° migliaio di copie ed ebbe un ruolo di rilievo nella diffusione dello herbartismo in Italia. Giuseppe Marcora, per molti anni Presidente della Camera dei Deputati, la considerava "donna di grandi virtù intellettuali e di cuore, nonché di alto intuito politico". Morì a Roma il 17 marzo 1924.
Credaro, Bruno
Nipote di Luigi Credaro e di Elisa Paini. Nacque a Sondrio il 2 settembre 1893. Dopo gli studi classici nella città di origine, nel 1920 si laureò in Filosofia all'Università di Pavia. Ancora studente iniziò la sua carriera di insegnante al Liceo “G. Piazzi” di Sondrio per assumere nel 1921 la cattedra di Pedagogia e morale all'Istituto magistrale, del quale divenne preside nel 1933. Dal 1938 al 1941 fu a capo del Rettorato Provinciale e dal maggio 1942 al maggio 1943 Podestà di Sondrio. In quello stesso anno fu nominato Provveditore agli studi della provincia di Sondrio, incarico che tenne fino al 1962. Suo massimo impegno fu quello di migliorare e potenziare la scuola e si batté per ottenere il prolungamento dell'istruzione obbligatoria. Si interessò a tutte le attività culturali ed economiche della provincia, dove rivestì varie e importanti cariche, tra cui quella di Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo dal 1938 al 1949. Segretario dal 1931 al 1933 e consigliere dal ’53 al ’64 della Società Storica Valtellinese, conobbe come pochi altri la Valtellina e si adoperò per farla conoscere e apprezzare, tenendo conferenze, partecipando a convegni, scrivendo saggi, guide e libri di grande efficacia. Tra questi si ricordano le monografie sui cinque centri maggiori della provincia, edite tra il 1954 e il 1960, Storie di guide, alpinisti e cacciatori (1955), Rezia Minore (1962), Ascensioni celebri sulle Retiche e sulle Orobie (1964), nonché l’edizione 1957 di Alpi Orobie della collana Guida dei Monti d’Italia del CAI-TCI. Morì a Sondrio il 28 maggio 1969.
 
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