Ridolfi, Ridolfo

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Figlio di Luigi (vedi). Studiò ingegneria a Torino e a Zurigo senza ottenere risultati particolarmente brillanti. Venne tuttavia assunto alla direzione della ferriera di San Giovanni nell'autunno del 1881 grazie agli ottimi rapporti che intercorrevano fra Pareto, la famiglia Ridolfi e i Peruzzi.
Dopo un iniziale giudizio positivo, Pareto fu costretto più volte a sottolineare la scarsa propensione del Ridolfi alla direzione, per mancanza di polso e autorevolezza (si vedano le numerose lettere su questo argomento a Emilia Peruzzi). Per questo nell'estate del 1883 gli fu affiancato, in qualità di co-direttore, l'ingegner Arturo Manassei (vedi), che gli subentrò completamente l'anno successivo.
Effettuato un viaggio per aggiornamento professionale presso le ferriere della Westfalia, nello stesso 1884 rifiutò la carica di direttore della ferriera di Mammiano e diede le dimissioni.
Dal 1891 diresse lo Stabilimento Metallurgico di Piombino e in seguito la S.A. Ferro e Acciaio. Nel 1901, alla costituzione dell'Associazione fra gli Industriali Metallurgici Italiani, fece parte del primo Consiglio Direttivo.
Fu autore di numerosi saggi e articoli su problemi siderurgici ed economici, tra i quali si ricordano quelli relativi alla protezione doganale, oggetto di dibattito con Luigi Einaudi. Nel 1914 uscì un suo libro, La siderurgia italiana e la protezione doganale, coi tipi dello Stabilimento La Stampa Commerciale di Milano. Fece anche parte della speciale commissione nominata dall'Assometal per fissare la nomenclatura italiana dei termini usati in siderurgia.
Cfr. V. Pareto, Lettere ai Peruzzi. 1872-1900, a cura di T. Giacalone-Monaco, Genève, Droz, 1984 (OC, 27), ad indicem; G. Busino, Vilfredo Pareto e l'industria del ferro nel Valdarno. Contributo alla storia dell'imprenditoria italiana, Milano, Banca Commerciale Italiana, 1977, passim.