Ingegnere che assunse la direzione della miniera di Castelnuovo nel 1887, dopo le alterne vicende che seguirono la gestione di Celso Capacci. Definito "il primo ingegnere minerario d'Italia", non fu in buoni rapporti con Pareto, secondo il quale dirigeva la miniera senza precisi progetti, in maniera inconcludente e troppo autonoma nei confronti dei superiori. Fu ritenuto responsabile del tracollo nella produzione di lignite (cfr. G. Busino, Vilfredo Pareto e l'industrai del ferro nel Valdarno, Milano, Comit, 1977, p. 141).
Nel 1888 compilò una relazione sulle miniere di lignite di Spoleto, descrivendone gli impianti e proponendo soluzioni per poter estrare il minerale a prezzi competitivi.
Dal 1897 al 1904 fu consigliere di amministrazione della Società delle Ferriere e nel 1901 fu tra i primi consiglieri dell'Associazione fra gli Industriali Metallurgici Italiani.