Famiglia di industriali e banchieri livornesi che godeva della stima e della simpatia di Pareto.
Giorgio era uno dei i soci delle ferriere del Valdarno nell'affare dell'Elba. Di lui Pareto parla in una lettera a E. Peruzzi del 15 giugno 1881.
Matteo (Marsiglia, 1841 - ?), figlio di Giorgio, il probabile corrispondente della lettera del Fondo, continuò l'attività del padre e fu amministratore della Società delle Miniere dell'Elba, nonché Presidente della Camera di Commercio di Livorno e consigliere delle ferrovie meridionali e sicule. Eletto deputato nella XVII legislatura (1890-1892), si schierò tra i sostenitori del governo Rudinì-Nicotera. Ricoprì anche cariche pubbliche in ambito locale, essendo stato Presidente del Consiglio provinciale di Livorno e membro di quello comunale.
Isacco. Parlamentare, nel 1884 fece parte della Commissione che approvò il disegno di legge del ministro Benedetto Brin relativo alla spesa straordinaria per costruzioni navali.
Nel 1891 la ditta Maurogordato di Livorno ebbe un ruolo importante nel tentativo di salvataggio della Raffineria di Zuccheri di Ancona, controllata da capitali livornesi: garantì, con metà delle sue azioni, il fido della Banca Nazionale nel Regno, ma dovette subire, in seguito all'operazione, un grave dissesto.